Una lettera inviata ai responsabili del sito Web di Plum Village e la risposta di Thay
Cari Direttori,
Sono un insegnante di Dharma e attualmente insegno presso un Istituto Buddhista in Vietnam. Ho appena finito di leggere l’articolo Svegliatevi! Svegliatevi giovani monaci e monache! e mi sono sentito profondamente commosso. Questo articolo descrive senza mezzi termini la situazione che i giovani monaci e monache si trovano di fronte negli Istituti Buddhisti oggigiorno. È vero che i corsi offerti dagli Istituti Buddhisti mirano a far accumulare nozioni da trasmettere alle generazioni future e non hanno alcuna connessione con la realtà della vita quotidiana di monaci e monache. Gli Istituti Buddhisti non sono comunità di pratica. Nelle classi non c’è un’atmosfera di fratellanza e sorellanza, non sono offerte pratiche di consapevolezza e non c’è nessuno che le possa guidare, non ci sono opportunità per condividere i propri sogni per il futuro. Gli insegnanti e gli studenti sono lì unicamente per insegnare e studiare. Non esiste un rapporto vero tra gli insegnanti di Dharma e gli studenti, monaci e monache, e non c’è una condivisione della stessa aspirazione. Per questo motivo, molti monaci e monache oggi in Vietnam cadono facilmente preda di tentazioni. Molti cercano rifugio nelle comodità materiali e nei rapporti affettivi, mentre pochi sono interessati a riflettere sulla propria aspirazione originaria a diventare monaci o monache.
Nell’articolo Svegliatevi! Svegliatevi giovani monaci e monache! Thầy ha scritto di modalità di pratica che possono contribuire alla costruzione di un Sangha, a creare una comunità di fratellanza e sorellanza, e coltivare la gioia del vivere insieme. Queste pratiche funzionano veramente? Ci sono persone che le insegnano? La pratica del generare gioia, felicità e pace nella vita monastica quotidiana; la pratica del calmare la mente e gestire le sensazioni dolorose; la pratica della parola amorevole e dell’ascolto profondo per ristabilire la comunicazione e riconciliarsi l’un l’altro. Ci sono persone che davvero praticano questo?
Da quali discorsi sono tratte queste pratiche? Dove possiamo trovare informazioni su di esse, se davvero vogliamo tornare al nostro ideale di costruire un Sangha e una solida base per la realizzazione del nostro ideale di vita monastica?
Vi prego, cari Direttori, di offrire qualche suggerimento.
Risposta dei responsabili del sito Langmai.org
Venerabile Bhikshu,
I Direttori sono molto felici di aver ricevuto questa lettera, poiché ci offre la possibilità di condividere molte cose che potrebbero essere di aiuto ai giovani monaci e monache di oggi.
Costruttori di sangha
La pratica di cui si parla è quella di diventare costruttori di Sangha, il lavoro e il compito del Buddha. Non appena ricevette l’Illuminazione, il Buddha si rese subito conto che se non avesse creato un Sangha, non sarebbe riuscito a portare a termine il lavoro di un Buddha. Per questo motivo investì molte energie e molto tempo nella creazione del suo Sangha. Dopo un anno dall’Illuminazione, il Sangha del Buddha comprendeva oltre 1.250 monaci che risiedevano in una foresta di palme ai margini della città di Rajagraha.
Quando il Buddha aveva 80 anni, il Re Prasanajit lodò il Buddha per la sua opera di creazione del Sangha. Disse, “Onorato dal Mondo, ogni volta che vedo il tuo Sangha, ho ancora più fede nel Buddha”.
Se non abbiamo un Sangha, o se nel nostro Sangha non ci sono fratellanza e sorellanza o un’aspirazione comune, allora non saremo in grado di rimanere monaci per tutta la vita. Ecco perché costruire un Sangha e coltivare la fratellanza e la sorellanza è una delle pratiche più importanti e centrali. Diventare uno studioso noto e colto che conosce bene i discorsi non è una pratica fondamentale.
Per coltivare e rafforzare il Sangha, dobbiamo prima coltivare e rafforzare la nostra pratica personale. Quando saremo in grado di generare gioia e felicità e sapremo come gestire la nostra sofferenza; e quando sapremo come praticare l’ascolto profondo e la parola amorevole per ristabilire la comunicazione con i fratelli e le sorelle, allora saremo grandi costruttori di Sangha.
Il Monastero di Bat Nha, in Vietnam, è un esempio. Qui, oltre 400 tra monache e monaci, molti dei quali molto giovani, hanno studiato e praticato insieme. Nessuno può definirli studiosi, e non si può neanche dire che la loro pratica di meditazione seduta e camminata fosse profonda. E non si può dire che la loro consapevolezza, concentrazione e visione profonda fossero solide.
Ma possiamo dire che tra loro c’erano fratellanza e sorellanza. Ecco perché potevano vivere l’uno con l’altro, comunicare tra loro, avere abbastanza forza e fede per affrontare le difficoltà mano nella mano. Nonostante le oppressioni e i maltrattamenti subiti nel tentativo di costringerli a sciogliersi e a lasciare l’abito, hanno sostenuto la loro aspirazione monastica a Bat Nha. Anche se l’oppressione è continuata per più di un anno e mezzo, hanno mantenuto uno spirito di compassione e non violenza e la speranza di continuare a praticare insieme.
Tanti giovani sono venuti a Bat Nha da tutto il Vietnam, non perché amavano i discorsi di Dharma o erano appassionati delle pratiche, ma perché, per la prima volta nella loro vita, avevano scoperto la fratellanza e la sorellanza, ed erano determinati a rimanere. Prima di allora, non avevano mai sperimentato quel tipo di fratellanza e sorellanza.
Avevano scoperto che la fratellanza e la sorellanza sono vita autentica, non sono altro che la vita stessa. Ecco perché il lavoro di costruire la fratellanza e la sorellanza è il compito più importante di un monaco.
Se ci sono la fratellanza e la sorellanza, possiamo rimanere monaci per tutta la vita. Senza, ci annoieremo e cercheremo rifugio nelle comodità materiali e negli relazioni affettive, e perderemo il bellissimo ideale che avevamo all’inizio.
Anche se Plum VIllage non ha ancora pubblicato un libro dal titolo “Come costruire un Sangha”, negli ultimi 40 anni abbiamo imparato molto e raccolto molte esperienze sulla costruzione del Sangha. Ognuno di noi ha bisogno di imparare e studiare l’arte di creare Sangha, così come abbiamo bisogno di studiare i discorsi, il Codice monastico, e come organizzare la pratica e gli studi per la nostra comunità monastica e per i praticanti laici. Nel libro Insieme con gioia. L’arte di costruire una comunità armoniosa (Associazione Essere Pace 2005) è possibile trovare informazioni su metodi concreti da sviluppare per vivere insieme con gioia e armonia
Nei centri internazionali di pratica di Plum Village in tutto il mondo, coltiviamo l’arte di creare sangha e lo insegnamo ad altri, sia monaci sia laici. I nostri centri includono Plum Village in Francia, l’Istituto Europeo di Buddhismo Applicato (EIAB) in Germania, l’International Thai Plum Village in Tailanda, l’Istituto Asiatico di Buddhismo Applicato (AIAB) a Hong Kong, e i centri degli Stati Uniti (i monasteri di Deer Park, Blue Cliff e Magnolia Grove), oltre a centri di pratica guidati da praticanti laici membri dell’Ordine dell’interessere e insegnanti di Dharma.
Respiriamo e generiamo gioia e felicità
Nell’arte di costruire Sangha, è molto importante essere in grado di generare gioia e felicità nella vita quotidiana, come calmare il dolore e la sofferenza, e come ristabilire la comunicazione con i fratelli e le sorelle. Ai tempi del Buddha, queste pratiche erano descritte nei discorsi originali, che monaci e monache imparavano a memoria, come Il Discorso sui Quattro Fondamenti della Presenza Mentale (Satipaṭṭhāna Sutta), Il Discorso sulla Piena Consapevolezza del Respiro (Ānāpānasati Sutta), Il Discorso sui cinque modi di porre fine alla rabbia (Āghāta Vinaya Sutta), Il Discorso sul misurare e riflettere (Anumāna Sutta) e altri.
Il Discorso sulla Piena Consapevolezza del Respiro contiene esercizi che ci aiutano a riportare la mente nel corpo, a calmare il corpo e a rilassare l’intero corpo. Chiunque viva a Plum Village o venga qui, inclusi i praticanti laici, impara le pratiche di base per riportare la mente al corpo; per riconoscere la presenza di stress, tensioni e dolori nel corpo; e a usare il respiro per calmare lo stress, le tensioni e il dolore nel corpo. Impariamo ad essere consapevoli del corpo, a rilassarlo, mentre pratichiamo la meditazione camminata, la meditazione seduta, la meditazione quando siamo in piedi e durante il fare in consapevolezza. Questi sono il terzo e il quarto esercizio nel Discorso sulla Piena Consapevolezza del Respiro.
Riportando la mente al corpo possiamo riconoscere e toccare tutti i miracoli della vita e le condizioni per essere felici che sono presenti ora, il che ci consente di generare gioia e felicità in qualunque momento. Questi sono il quinto e il sesto esercizio nel Discorso sulla Piena Consapevolezza del Respiro. Questa è l’arte di dimorare nel momento presente, non cercando la felicità nel futuro ma trovandola proprio qui, nel momento presente. L’insegnamento del dimorare nel momento presente è un insegnamento fondamentale del Buddha, eppure molti Buddhisti non lo conoscono. Conoscono solo la ricerca di una felicità lontana nel futuro, in un Paradiso o in una Terra Pura, mentre in questo esatto momento la Madre Terra è davvero il luogo più bello nel cosmo!
Ad ogni passo, ogni respiro, ogni sorriso e ogni azione possiamo generare gioia e felicità per noi stessi e per gli altri. Questa è l’arte della presenza mentale.
La consapevolezza ci aiuta a riconoscere quanto siamo fortunati ad avere così tante condizioni per essere felici. Quando ci rendiamo conto della nostra fortuna, allora la gioia e la felicità sorgono naturalmente in noi. Dobbiamo nutrirci di gioia e felicità se vogliamo essere in grado di realizzare la nostra aspirazione. Quando sapremo come nutrirci, saremo in grado di aiutare i nostri fratelli e le nostre sorelle a nutrire anche se stessi.
Il settimo e l’ottavo esercizio sul respiro ci aiutano a riconoscere le sensazioni e le emozioni spiacevoli e dolorose che sono presenti in noi. Se sappiamo come respirare, saremo in grado di generare l’energia della consapevolezza e di riconoscere, abbracciare e calmare le sensazioni dolorose in pochi minuti. Queste sono pratiche di base essenziali presenti nei discorsi buddhisti. Se studiamo solo la teoria, non saremo mai in grado di padroneggiare la pratica.
Quando siamo a nostro agio, quando siamo in grado di gestire la nostra sofferenza e di generare gioia e felicità nella nostra vita quotidiana, allora sarà molto facile per noi aiutare i nostri fratelli e sorelle a fare lo stesso. Possiamo usare la pratica dell’ascolto profondo e compassionevole per aiutare gli altri a condividere il proprio dolore e la propria sofferenza. Un’ora di questo tipo di ascolto può già aiutare l’altro a soffrire molto meno.
Parola amorevole e ascolto compassionevole
Quando sappiamo come usare la parola amorevole, possiamo aiutare l’altro ad aprire il proprio cuore e vedere che non avevamo l’intenzione di farlo soffrire. Se in passato l’altro ci ha fatto del male, è perché non poteva vedere il nostro dolore e la nostra sofferenza.
Dobbiamo sapere come usare la parola amorevole. Per esempio, possiamo dire:
“Da un po’ di tempo ormai so che hai avuto molte difficoltà e hai sofferto, e non sono stato in grado di aiutarti. Il mio modo di reagire ha creato ancora più sofferenza per te, ed è colpa mia. Non ho riconosciuto la tua sofferenza e il tuo dolore, le tue difficoltà e la tua disperazione, perché ero in grado di vedere solo il mio dolore e la mia sofferenza. Per questo ho continuato a criticarti e a biasimarti, e questo ci ha impedito di comunicare. Ora riesco a vedere con più chiarezza. Vedo le tue difficoltà, la tua sofferenza e la tua disperazione. Ti prego, aiutami. Per favore, parlami della tua sofferenza e del tuo dolore, così posso capirti e non reagire come ho fatto in precedenza e non farti soffrire come ho fatto in passato. Se non mi aiuti tu, chi lo farà? Ti prego, dammi la possibilità di essere davvero tuo fratello, tua sorella”.
Quando riusciamo a parlare in questo modo, l’altro aprirà il suo cuore e condividerà con noi le proprie difficoltà e le proprie sofferenze. Può accadere che, nel parlare, usi parole di critica e di biasimo, e può darsi che abbia molte percezioni erronee su di noi. Ma la pratica dell’ascolto profondo e compassionevole richiede che non interrompiamo l’altro, anche se ciò che dice non è in accordo con la verità. Se interrompiamo, trasformeremo la sessione di ascolto profondo in un dibattito e tutto sarà perduto. Dobbiamo seguire il nostro respiro mentre ascoltiamo e ricordare a noi stessi che stiamo praticando l’ascolto profondo con un solo obiettivo: aiutare l’altro ad aprire il proprio cuore, e condividere il proprio dolore e la propria sofferenza in modo che possa soffrire meno. Se ci sono stati dei malintesi tra di noi, qualche giorno dopo, quando riusciremo a trovare il momento giusto, potremo dare maggiori informazioni in modo che possa correggere le proprie percezioni.
Ristabilire la comunicazione e la riconciliazione con i nostri fratelli e sorelle è una pratica molto importante. Se non siamo in grado di farlo, come possiamo costruire il Sangha?
Alcune meravigliose pratiche di costruzione del Sangha sono state prese dal codice monastico. Per esempio, la pratica di come prevenire un attaccamento, o riconoscere e gestire un attaccamento, come prendersi cura della rabbia, del Ricominciare da capo, del Fare luce e del “Posare paglia sul fango” per risolvere una disputa.
Come gestire l’attaccamento
Quando viviamo insieme nel Sangha, dobbiamo praticare l’amore equanime. La qualità dell’equanimità è una delle Quattro Menti Incommensurabili. Equanimità significa che non facciamo discriminazioni. Il nostro amore deve abbracciare tutti, senza escludere nessuno. Amare una sola persona è contro il principio di equanimità. È nella natura umana amare solo chi è piacevole e gentile. Tuttavia, nel Buddismo la pratica è di amare tutti allo stesso modo, senza discriminazioni. Ognuno di noi, che siamo l’Abate o la Badessa, il monaco o la monaca responsabile, o un aspirante, ha bisogno di imparare l’arte di amare senza discriminazione.
Si può sviluppare attaccamento tra un monaco e una monaca, ma anche tra due monaci o due monache. Quando c’è attaccamento, le persone interessate normalmente non vogliono ammettere l’attaccamento. Quando almeno quattro bhiksu o bhiksuni sollevano la questione davanti al Sangha, allora diventa una questione ufficiale che deve essere condivisa con il Sangha per essere risolta. Il Sangha si incontrerà e prescriverà alcune pratiche in modo che le due persone possano gradualmente tornare a vivere normalmente. Se dopo un certo periodo di tempo questo non ha aiutato a risolvere la situazione, allora uno di loro dovrà cambiare centro di pratica, ma questo deve essere fatto come ultima risorsa.
Prendersi cura della rabbia
Un’altra pratica importante è prendersi cura della rabbia. Come ci insegna la pratica della consapevolezza, ogni volta che l’irritazione e la rabbia sorgono in noi, non dovremmo fare o dire nulla, altrimenti non faremo che peggiorare la situazione. Dobbiamo tornare a noi stessi e prenderci cura della nostra rabbia, con la pratica della respirazione consapevole, della meditazione camminata e della meditazione seduta. In questo modo, possiamo generare l’energia della consapevolezza che ci aiuta a riconoscere, abbracciare e calmare la nostra rabbia. Guardando profondamente nella nostra rabbia, saremo in grado di vedere le sue radici nelle nostre percezioni errate o nel comportamento non abile dell’altro. Non è detto che l’altra persona abbia voluto farci soffrire.
Secondo questa pratica, non ci è permesso lasciare che la nostra rabbia continui per più di ventiquattro ore. Dobbiamo trovare un modo per scrivere, e poi, quando siamo abbastanza calmi, per parlare con l’altro. Se necessario, possiamo far sedere un altro fratello o una sorella insieme a noi, in modo che entrambe le parti abbiano la possibilità di parlare e di essere ascoltate.
Ricominciare daccapo
Ogni settimana nel Sangha si tiene una sessione di Ricominciare daccapo. Il Sangha si raduna per annaffiare reciprocamente i fiori, apprezzando i frutti della pratica raggiunti. Possiamo anche cogliere l’occasione per condividere ciò che ci ha ferito nell’ultima settimana e possiamo chiedere all’altro di spiegare perché ha parlato o agito in un certo modo. Il nostro fratello o la nostra sorella avranno l’opportunità di spiegarsi. Questa è la pratica del Ricominciare daccapo. Quando il Sangha si accorge che tra due persone c’è tensione e non c’è comunicazione, allora è responsabilità del Sangha aiutarli a praticare fino a quando non sono in grado di riconciliarsi.
Fare luce
Un’altra pratica meravigliosa è Fare luce. Il Fare luce viene praticato prima che un candidato possa ricevere l’ordinazione o la Trasmissione della Lampada, o diventi membro del Sangha residente. La persona che riceve il Fare luce ha l’opportunità di ascoltare profondamente la condivisione del Sangha sulle sue qualità positive e negative e riceve una lettera scritta con tutti i suggerimenti che il Sangha propone per la sua pratica.
Si tratta di una pratica piena d’amore, che richiede molto impegno e tempo. Il Sangha si raduna insieme come comunità di fratelli o sorelle e fa luce l’uno per l’altro con cuore compassionevole. Prima di ricevere il Fare luce, i candidati possono fare luce su se stessi. Dopo aver ascoltato il Fare luce del Sangha, possono alzarsi in piedi per esprimere formalmente la propria gratitudine. Questa è una bella pratica che viene applicata diligentemente in tutti i centri di Plum Village. Alla Cerimonia di Pavarana, la Cerimonia di chiusura del ritiro invernale, accade lo stesso e in questo giorno tutti nel Sangha ricevono una lettera con il Fare luce dal Sangha.
Stendere la paglia sul fango
La pratica di Stendere la paglia sul fango viene descritta nei Sette modi di porre fine a dispute , tratti dai precetti per Bhiksu/Bhikshuni. Il più Venerabile nel Sangha ogni anno ha l’opportunità di concedere il perdono a un monaco o una monaca che sta praticando il Ricominciare daccapo. In questo modo, egli o ella ha la possibilità di tornare ad essere un membro a pieno titolo del Sangha. Secondo i precetti, se un monaco o una monaca compie determinate azioni, non può più essere considerato membro a pieno titolo del Sangha monastico. Questo può durare un intero anno. Ma ogni anno, il più Venerabile nel Sangha, in occasione di un’importante festa come la Cerimonia di Ullambana o il Nuovo Anno Lunare possono concedere il perdono per far sì che la persona torni ad essere un membro a pieno titolo del Sangha monastico.
Il prendersi cura degli attaccamenti, il prendersi cura della propria rabbia, il Ricominciare da capo, il Fare Luce e lo Stendere la paglia sul fango sono praticati in ogni centro di Plum Village.
L’arte della costruzione di un Sangha dal punto di vista dell’organizzazione di un sangha: il ruolo dell’abate/della badessa o del monaco/monaca responsabile
Secondo la tradizione buddista, il Consiglio di bhiksu e bhikshuni esercita il potere decisionale sulle questioni relative alla felicità e alla pratica del Sangha. La più alta autorità del Sangha non spetta all’Abate o al monaco o monaca responsabile, ma al Consiglio di bhiksu/bhikshuni. Una sessione del Consiglio di bhiksu/bhikshuni inizia sempre con la lettura delle “Contemplazioni prima di una riunione”, che ci ricordano che le decisioni che prendiamo durante la riunione sono per la maggiore felicità del Sangha. Una decisione può in alcuni casi causare qualche disagio o dolore, ma quel disagio può essere necessario per permettere un processo di guarigione che porti felicità alla grande maggioranza. Non possiamo permettere un trattamento preferenziale per una persona, anche se questa persona è molto anziana per ordinazione monastica, se questo crea una situazione di stallo o un’impasse nella vita del Sangha.
Quando diventiamo bhiksu o bhikshuni, la nostra voce e la nostra opinione nel processo decisionale del Consiglio ha lo stesso perso di quella di chiunque altro, anche se siamo giovani nel Dharma. Abbiamo un voto e il diritto di contribuire con la nostra opinione al Consiglio di bhikshu/bhikshuni. Questo è in accordo con lo spirito democratico del Sangha originale del Buddha.
Prima che il Consiglio di bhiksu/bhikshuni si riunisca, i fratelli maggiori o le sorelle maggiori possono sedersi insieme ai novizi, agli shiksamana, o praticanti laici, per ascoltare le loro aspirazioni, i loro desideri e le loro difficoltà. Poi, quando il Consiglio si riunisce, possono condividere con tutti i presenti, in modo che la decisione del Consiglio possa portare felicità alla maggioranza, inclusi i laici praticanti.
Nel Sangha, c’è anche il Consiglio degli insegnanti di Dharma. Il Consiglio degli insegnanti di Dharma è composto da monaci e monache che hanno ricevuto la trasmissione della Lampada, ma non ha un potere maggiore di quello del Consiglio di bhiksu o del bhikshuni. Il Consiglio degli insegnanti di Dharma si concentra sulle questioni dell’insegnamento, dell’organizzazione di ritiri e dell’organizzazione di programmi di studio e di pratica. Ma queste proposte e programmi del Consiglio degli insegnanti di Dharma devono essere presentati al Consiglio di bhiksu/bhikshuni per essere approvati prima di essere messi in pratica.
L’Abate o la Badessa lavora insieme al Consiglio Direttivo per gestire e attuare le decisioni prese dal Consiglio di bhiksu/bhikshuni. Non hanno il diritto di prendere decisioni per il Consiglio di bhiksu/bhikshuni, ma sono responsabili solo dell’attuazione delle decisioni del Consiglio. Quando le decisioni non sono chiare o quando si verificano dei cambiamenti, devono tornare al Consiglio di bhikshu/bhikshuni per avere chiarimenti e ulteriori consigli.
Rispetto ai Consigli Esecutivi di tutto il mondo che esercitano un potere eccessivo, l’Abate/la Badessa e il Consiglio Direttivo hanno unicamente la responsabilità di mettere in atto le decisioni esecutive.
Quando lavorano insieme per organizzare gli studi e la pratica del Sangha monastico o organizzano ritiri per praticanti laici, i membri del Sangha monastico sono consapevoli che questa non è una “carriera” per la quale veniamo pagati, ma è un’opportunità per condividere la nostra esperienza, lavorare insieme in armonia e costruire fratellanza e sorellanza. Anche se molti monaci sono talentuosi o abili in molti campi, tutti dovrebbero esercitarsi a non lasciarsi trascinare e a non perdersi nel lavoro. Dovremmo evitare di lasciarci prendere la mano dal nostro lavoro perché questo ci impedisce di partecipare pienamente alle attività del Sangha.
Parte della costruzione del Sangha monastico è avere un secondo corpo ovunque andiamo. Si tratta della cosiddetta “pratica del secondo corpo”. Sia che andiate all’ufficio postale, al mercato a comprare la verdura o a visitare un altro monastero, dovreste sempre essere accompagnati da un altro monaco se siete monaci o monaca se siete monache.
Un aspetto fondamentale della costruzione di un sangha è la capacità di fluire con il sangha come un fiume e non comportarsi come una goccia di acqua isolata dal fiume
Se siamo una goccia d’acqua che ha lasciato il fiume, evaporeremo molto rapidamente. Non siamo alla ricerca di una carriera separata dalla carriera del sangha o di un futuro separato dal futuro del sangha. Desideriamo solo una carriera comune e un futuro comune con il resto del sangha.
Come monaci e monache, ci rifugiamo completamente nel sangha. Quando ci rifugiamo nel Sangha, il Sangha si prende cura di noi. Quando abbiamo una malattia, il Sangha ci porta a fare un check-up o in ospedale per essere curati. Se la nostra famiglia ha problemi di salute, finanziari o materiali, allora il Sangha troverà anche un modo per aiutarci, in modo che possiamo mantenere la nostra tranquillità per poter praticare e continuare il nostro cammino di aspirazione.
Il ruolo dei praticanti laici
Anche il ruolo dei praticanti laici è molto importante nell’opera di costruzione del Sangha perché la sofferenza del mondo è travolgente. La sola presenza dei praticanti monastici non è sufficiente per occuparsi di tutti gli ambiti sociali che necessitano di assistenza. Il braccio del sangha monastico non è sufficiente e deve essere aiutato dal sangha laico che è in grado di toccare più ambiti della società.
Inizialmente, il praticante laico riceve i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza durante un ritiro. I Cinque Addestramenti alla Consapevolezza di Plum Village sono già simili ai precetti del Bodhisattva. Dopo aver praticato i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza per un anno o due, i praticanti laici possono fare domanda per diventare aspiranti a ricevere i Quattordici Addestramenti alla Consapevolezza dell’Ordine dell’Interessere (OI). I Quattordici Addestramenti alla Consapevolezza sono l’equivalente dei tradizionali voti del Bodhisattva che i monaci e i laici possono praticare insieme. I membri laici dell’Ordine dell’Interessere sono tenuti a organizzare un sangha nella loro città di residenza. Sono in grado di condurre cerimonie, recitazioni dei Quattordici Addestramenti alla Consapevolezza, Condivisioni di Dharma, meditazioni camminate e offrire insegnamenti di Dharma.
Poi abbiamo gli insegnanti di Dharma laici nell’Ordine dell’Interessere. Sono come il prolungamento degli insegnanti di Dharma monastici. Abbiamo anche gruppi di volontari nel mondo che organizzano ritiri per educatori, bambini, adolescenti, studenti universitari. Poi ci sono i laici residenti da lungo tempo nel monastero che vivono accanto ai monaci e alle monache. Questa è un’opportunità per loro di vivere e praticare in profondità senza i vincoli e le distrazioni che incontrano nel mondo. Si dedicano a un lavoro abile per sostenere il Sangha e vivono semplicemente come i monaci e le monache con il minimo comfort. La loro pratica non solo sostiene la comunità dei praticanti laici, ma anche il nostro Sangha monastico.
Buddhismo applicato, etica applicata
A Plum Village, le pratiche menzionate fin qui erano chiamate buddhismo applicato. L’Istituto Europeo di Buddhismo Applicato (EIAB), in Germania, offre corsi su come applicare queste pratiche nella vita quotidiana, risolvere situazioni di conflitto, superare il dolore per una perdita, proteggere l’ambiente e altri argomenti di interesse per i nostri tempi. Anche i centri di pratica internazionali di Plum Village e le comunità di vita consapevole in tutto il mondo apprendono e insegnano queste pratiche di buddhismo applicato. Di recente, per favorire la divulgazione di queste pratiche in modo ancora più capillare, abbiamo rimosso il termine buddhismo. Ora usiamo il termine etica applicata, per far sì che le pratiche siano ancora più accessibili ad una platea più vasta di persone.
Ad esempio, l’iniziativa Wake Up Schools sta attualmente prosperando con gioioso entusiasmo. Il movimento ha formato molti insegnanti alla pratica della consapevolezza in modo che possano portarla nelle aule, aiutando gli studenti a ristabilire la comunicazione tra genitori e figli, i rapporti tra insegnanti, e le relazioni tra insegnanti e studenti. Questi insegnanti stanno sviluppando il Sangha per coltivare la fratellanza e la sorellanza in classe, in modo che loro e i loro studenti possano soffrire meno. La loro pratica ha la capacità di aiutare gli studenti a trasformarsi, a riconciliarsi con i genitori e a trovare un percorso di aspirazione per la propria vita.
Conclusioni e invito
Attualmente, a Plum Village ci sono molti monaci e monache provenienti da paesi diversi tra loro come Cina, Thailandia, Malesia e Indonesia che sono venuti ad imparare questa pratica e la trovano molto benefica. Questi monaci hanno sperimentato la trasformazione e hanno il profondo desiderio di condividere queste pratiche con i templi dei loro paesi.
Molti templi e monasteri buddisti ora si occupano solo di offrire servizi, e i monaci non hanno tempo per studiare, praticare o costruire il Sangha. Nonostante le ingenti donazioni ricevute, hanno ancora tempo sufficiente solo per servire i propri devoti.
Venerabile Bhikshu, se vuoi sperimentare questa pratica, puoi recarti in uno qualsiasi dei centri di pratica di Plum Village del mondo. L’invito è di trascorrervi tre mesi in modo da osservare e ascoltare attentamente, per vedere e sentire che la pratica della costruzione del Sangha è la pratica più preziosa di Plum Village, anche se abbiamo le nostre debolezze e non siamo perfetti.
La forza di Plum Village non risiede negli insegnamenti offerti durante i ritiri su discorsi profondi e importanti come La saggezza fondamentale della Via di Mezzo, (Mūlamadhyamakakārikā); Il Trattato sulla Ruota delle Proposte di 18 Scuole diverse; o i Trenta versi sulla dottrina della sola mente di Vasubandu (vijnaptumatratasiddhi-karika), bensì nelle pratiche di Buddhismo applicato. Molte persone con una laurea in Studi Buddhisti da università prestigiose non sanno come usare la propria conoscenza per gestire il proprio dolore e la propria sofferenza. Ecco perché nei discorsi di Dharma a Plum Village, anche quando il discorso è incentrato su La saggezza fondamentale della Via di Mezzo o su Il libro degli Shastra Mahayana, include sempre metodi di pratica molto concreta e di facile applicazione nella vita quotidiana. La vera essenza del Buddhismo applicato è di mettere in pratica gli insegnamenti.
Ci auguriamo che quanto abbiamo condiviso possa aiutarvi ad avere un’idea più chiara sulla pratica della costruzione di Sangha.
Vi auguriamo rispettosamente una meravigliosa e grande opportunità di guidare la nuova generazione di monastica verso un orizzonte nuovo, più ampio e aperto.
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